Storia
All’inizio del XIX secolo l’entroterra del Brasile era percorso da spedizioni di bandeirantes, provenienti dal territorio di São Paulo, in cerca di indios da ridurre in schiavitù per sopperire alla mancanza di manodopera nelle piantagioni di caffè e di cacao.
Una di queste spedizioni giunse nella Chapada Diamantina e trovò la prima vena diamantifera della zona, in località Chapada Velha era il 1822.
Successivamente si scoprì nella zona di Lençois, all’epoca disabitata, i più grandi giacimenti di diamanti della zona. L’eco di tale ritrovamento si propagò immediatamente e con tale fragore che nel giro di pochi mesi la regione di Lençois divenne oggetto di una vera e propria migrazione d’avventurieri, disperati e gente d’ogni risma che si precipitarono da ogni angolo del Brasile in preda ad una vera “febbre del diamante”. I giacimenti più ricchi furono però scoperti nel 1844, sul Rio Mucujê e ancora più gente si riversò nella Chapada in brevissimo tempo. Ancora oggi, anche se l’attività estrattiva è in sostanza scomparsa, si vedono le tracce della devastazione effettuata dai garimpeiros (minatori).
Il nucleo originario delle città nacque dal nulla, in principio erano solamente un ammasso di tende l’una addossata alle altre come tanti lenzuoli stesi al sole (da cui il nome lençois). In breve le tende divennero insediamenti permanenti fino a trasformarsi in città con strade, case e palazzi come Palmeiras, Andaraí, Lençois e Rio de Contas.
I diamanti estratti nella zona non erano puri e vennero impiegati principalmente per fare utensili da scavo utilizzati nella costruzione di canali, gallerie e metropolitane europee, questo fece sì che furono davvero in pochi ad arricchirsi nei 50 anni di boom economico della Chapada.
All’inizio del XX secolo con l’abolizione della schiavitù e la scoperta di giacimenti ben più ricchi in Sud Africa il sogno di ricchezza dei garimpeiros svanì nel nulla e la “terra dei diamanti” cadde lentamente nell’oblio.
Arrivarono gli anni ’70 e nacque a Lençois un forte movimento formato dagli abitanti locali e da un gruppo di stranieri che aveva scelto questa città come nuova residenza; il movimento chiamato MCC (Movimento de Criativida Comunitaria) riuscì a far iscrivere Lençois nella lista dei monumenti nazionali tutelati dall’ IPHAM ( Istituto del patrimonio artistico nazionale) e iniziò un nuovo sviluppo della zona che divenne presto un polo d’attrazione turistica nazionale ed internazionale. Alcuni anni più tardi il biologo Roy Funch, consapevole di quale fosse l’entità del patrimonio naturalistico che la Chapada Diamantina costituiva intraprese e vinse una nuova battaglia per fare diventare il territorio Parco Nazionale.
Grazie a queste persone oggi possiamo ammirare uno dei paesaggi più belli e singolari del Brasile.
Il Parco, flora e fauna
Il Parco Nazionale della Chapada Diamantina è uno dei più affascinanti parchi di tutto il Brasile e racchiude una straordinaria varietà di ecosistemi: boscaglia, Mata Atlântica, prateria e caatinga. Le zone rocciose sono l’habitat ideale per orchidee, begonie, cactus, bromelie, neoregelie ed altre specie floreali che crescono generose anche per il loro facile adattamento alle escursioni termiche e all’altitudine.
La roccia presenta un’alta percentuale di cristalli di quarzo, l’erosione cominciata nell’era del Pre-Cambriano ha ripulito ogni detrito che in origine ricopriva queste enormi formazioni quarzifere lasciando quelle torri di pietra caratteristiche della Chapada Diamantina chiamate dagli indios, Maracás e Cariris (abitanti originari della zona prima dell’arrivo dei minatori), tepuy proprio come i loro simili in Venezuela.
I tepuys più rappresentativi raggiungono i 1.450 mt d’altezza e si trovano tra Palmeiras, Lençois e nei dintorni di Mucugê. Da qui passa la linea di frattura che determinò la nascita, del continente Americano.
I grandi sconvolgimenti geologici avvenuti in quell’epoca e l’azione erosiva di vento e acqua hanno lasciato in quest’area la loro testimonianza: oltre ai tepuys i fiumi hanno solcato profondi canyon infiltrandosi fra le rocce, creato cascate talvolta impressionanti e si sono gettati nelle viscere della terra scavando grotte e formando lagune sotterranee.
Come è ovvio sono gli animali ad aver sofferto di più negli ultimi due secoli. Alcune specie hanno addirittura sfiorato l’estinzione. Fortunatamente la costituzione del parco ha permesso la reintroduzione di molte varietà di fauna, anche se la maggior parte di esse vive nelle zone più remote della Chapada.
Le città coloniali della Chapada Diamantina
Per fortuna l’uomo non ha lasciato solo distruzione e degrado, ma ha fatto sorgere belle città coloniali in tutto il territorio della Chapada. La storia della regione ha poi fatto sì che le costruzioni si siano mantenute intatte nel tempo, tanto che, anche oggi, possiamo ammirarle perfettamente incastonate tra le colline. Un patrimonio per tutti noi.
Lençois
Principale punto d’entrata della Chapada Diamantina, sia dal punto di vista logistico che da quello delle infrastrutture, Lençois è una caratteristica cittadina coloniale con le strade lastricate sulle quali si affacciano basse abitazioni dai colori pastello e dove si respira ancora un’atmosfera dal sapore antico. Se si fa eccezione per qualche fuoristrada ammaccato e poche autovetture il traffico è praticamente inesistente. Alla sera la Praça Horacio de Mattos si anima diventando il fulcro della discreta vita notturna del paese.
La storia
Come tutte le città della Chapada anche Lençois venne fondata dai garimpeiros, che arrivarono nella regione nel 1845 e che si stanziarono con le loro tende sulle rive del fiume São João. Nel 1856, l’agglomerato era diventato talmente grande da guadagnarsi il nome di Città Commerciale di Lençois. Le prime costruzioni importanti vennero però eseguite nel 1871 quando, con i soldi ottenuti dai diamanti, si iniziarono ad innalzare i monumenti e i palazzi della città. Nel 1973 è entrata a far parte del Patrimonio Storico e Artistico Nazionale.
La visita
La città è visitabile, in meno di due ore, con una semplice passeggiata. Partendo dal ponte, sulla Avenida Senhor dos Passos, dopo pochi metri si distacca l’Igreja do Senhor dos Passos, del 1852, contenente l’immagine in legno del Senhor dos Passos, protettore dei garimpeiros e importata direttamente dal Portogallo. Proseguendo, dopo circa 5 km, sorpassata la rodoviária si trova il Quartier Generale del Coronel Horácio de Mattos. Per entrare nel centro storico bisogna tornare sui propri passi e oltrepassare il ponte, del 1860, che collega la rodoviária al centro passando sul Rio. Tutte le case di Lençois sono in ottime condizioni e l’insieme è davvero molto suggestivo. Tra le più belle, l’antica residenza del medico e scrittore Afrânio Peixoto, ora museo e biblioteca, in Praça do Rosário, dove si trova anche l’Igreja Matriz de Nossa Senhora do Rosário, del 1860. Tra gli altri edifici d’interesse: la Casa di Horácio de Mattos nei pressi della Praça omonima e il Viceconsolato francese, dove si contrattava il prezzo dei diamanti.
Rio de Contas
Situata a sud del Parco Nazionale della Chapada Diamantina, Rio de Contas racchiude ben 287 edifici catalogati e ben conservati, il che fa della cittadina una delle principali città storiche dello Stato di Bahia. Per le sue testimonianze architettoniche è stata posta sotto la tutela della Segreteria del Patrimonio Artistico Nazionale (Iphan).
I dintorni sono ricchi di bellezze naturali come il Pico das Almas, una delle vette più alte dello Stato di Bahia, diverse cascate e altre testimonianze storiche di notevole rilievo come la Estrada Réal (l’antico camminamento di pietra lungo 6 km costruito nel XIV secolo per trasportare l’oro da Jacobina al sudest). Di particolare interesse storico anche il piccolo villaggio di Mato Grosso, antico villaggio fondato nel XVIII secolo. Situato a 1.500 metri d’altitudine a 23 km da Rio de Contas, la visita si può effettuare in giornata con brevi trekking o con mezzi a trazione integrale appoggiandosi alle agenzie locali.
La storia
Rio de Contas è la città più antica del comprensorio della Chapada Diamantina nata ufficialmente nel 1724, la prima colonizzazione della zona avvenne però alla fine del XVII secolo, quando divenne luogo di rifugio per alcuni gruppi di schiavi fuggitivi. In poco tempo venne a formarsi il villaggio di Pouso do Creoulos, con funzione di stazione di sosta per i viaggiatori provenienti da Goias e Mianas Gerais. Con la successiva scoperta di vene aurifere da parte del bandeirante Sebastiao Pinhero da Fonseca Raposo cominciò il ciclo di sviluppo della regione che portò alla fondazione del primitivo nucleo abitativo battezzato Vila Nova de Nossa Senhora do Livramento das Minas de Rio de Contas.
Ricco di oro, il municipio, visse nella seconda metà del XVIII secolo un periodo di grande prosperità durante il quale sorsero case, palazzi e chiese arricchiti da opere d’arte importate direttamente dall’Europa.
Nel 1800, con l’esaurimento delle vene aurifere la città venne abbandonata e la popolazione si trasferì a Mucugê dove erano stati scoperti i giacimenti diamantiferi.
La visita
La città è stata oggetto di una massiccia opera di restauro cominciata nel 1986, oggi si presenta come un nucleo architettonico praticamente intatto, per la visita occorre al massimo mezza giornata. Partendo dalla bella Praça Senador Tanajura, con gli originali lampioni in ferro battuto, si affacciano da un lato l’Antiga Casa de Camara e Cadeira, che fu una delle più famigerate prigioni per schiavi dello Stato di Bahia. Al suo interno si possono ancora vedere gli antichi strumenti di tortura. Sul lato opposto l’Igreja Matriz do Santíssimo Sacramento del 1740 e altri edifici significativi tra i quali: l’Arquivo Municipal, del 1989, situato nell’antica Casa del Barone di Macaúbas in Rua Barão de Macaúbas, che raccoglie una notevole collezione di documenti storici che vanno dall’anno 1724 fino al 1900, l’Igreja de Nossa Senhora de Santana, in Praça Duque de Caxias, costruita dagli schiavi nella prima metà del XVIII secolo, completamente in pietra e il Museo Zofir, casa natale dello scultore Zofir Oliveira Brasil dove sono esposte le opere dell’artista tra cui alcuni lavori fatti con materiale riciclato. Tutte le costruzioni storiche di maggior pregio si trovano in Largo do Rosario, le più importanti sono la Prefettura Municipale, del XIX secolo e il Teatro São Carlos, del 1892.
Altre città minori
Mucugê
La storia
Mucugê do Paraguaçu fu fondata nel 1844, poco tempo dopo possedeva già una popolazione di 12.000 abitanti: cercatori d’oro arrivati dall’Europa e dal Minas Gerais con le famiglie. Le strade della città piene di gente di tutte le razze e di tutte le nazionalità unite alle centinaia di schiavi portati dall’Africa crearono una miscela esplosiva, sempre in procinto di esplodere. Un vero Far West che con la crisi mineraria così come era nato sparì. I pochi rimasti si dedicarono all’allevamento e all’agricoltura.
Mucugê è ora un grazioso piccolo centro che più di ogni altro sta cercando di sviluppare un proprio stile di vita ecologista come dimostra il parco Projeto Sempre Viva, che ha come obiettivo la protezione di una piantina sempreverde, in via d’estinzione, endemica della regione e la costruzione di tecnologie e infrastrutture per la gestione delle risorse naturali. All’interno del progetto vi è anche una scuola di educazione ambientale che insegna agli abitanti della regione il rispetto della natura e a trarre da essa i maggiori benefici. Il Municipio di Mucugê ha ricevuto un premio dallo Stato di Bahia per un progetto di riciclaggio di rifiuti nato proprio dalle attività di questa scuola. Oggi molti abitanti della città devono il loro sostentamento alle varie iniziative del Progetto.
La visita
La cittadina, che è la più meridionale della Chapada, è nell’insieme molto graziosa e affascinante e mantiene case e monumenti ancora in ottimo stato. La visita non richiede molto tempo, ma permette di rivivere un’atmosfera antica. A nord proprio all’entrata di Mucugê, sorge il particolarissimo cimitero Santa Isabel detto anche Cemitério Bizantino. Sorto nel 1855 a seguito dell’epidemia di colera che colpì tutta la regione e che decimò la popolazione. Fino a quel momento era usanza seppellire i morti nelle chiese, ma dato l’alto numero dei cadaveri, per fermare il contagio, questa consuetudine fu vietata e venne costruito questo cimitero pieno di opere d’arte. Alcuni mausolei sono vere e proprie ricostruzioni di piccole chiese, la maggior parte dei tumuli sono in stile bizantino, da cui il nome, unici in Brasile. Entrando in città si incontra la candida Igreja Santa Isabel, costruita dagli schiavi e l’Archivio Pubblico, in Praça Coronel Propércio, dove si possono vedere foto e fotografie d’epoca.
Andaraí
Situata sul versante orientale della Serra do Sincorá sulle rive del Rio Bahiano, il suo nome nella lingua degli indios Cariris significa fiume dei pipistrelli. Fu fondata nel 1845, dal Capitano Joaquim de Figueiredo ed è anch’essa sotto la tutela dall’IPHAN, per le bellezze architettoniche. Ai tempi della corsa ai diamanti qui avevano le loro case i più ricchi uomini della Chapada Diamantina.
Igatú
La zona di Igatú divenne famosa nel XIX secolo oltre che per i diamanti anche per la presenza di vene aurifere tanto che la città arrivò ad ospitare oltre 3 mila abitanti. Conosciuta con il nome di Xique-xique era usata come base dai commercianti e dai minatori che si dovevano recare ad Andaraí o Mucugê. Tutta la città era costruita in pietra e molte case erano ricavate da grotte, l’atmosera è quindi molto suggestiva. Nell’immediata periferia della cittadina esiste una zona disabitata chiamata Cidade Fantasma che fu il nucleo abitativo originario dei primi garimpeiros, ma che venne completamente abbandonata quando iniziarono a scarseggiare i minerali. Si dice addirittura che negli ultimi anni i cercatori si misero a distruggere strade e case nella disperata ricerca dei diamanti.
Palmeiras
Fondata anch’essa all’epoca dei cercatori di diamanti ha un fascino molto più discreto rispetto a Lençois con meno infrastrutture. Buona base di partenza per esplorare la Valle di Capau. Il mercato cittadino si svolge di sabato e merita una visita poiché richiama tutti i contadini delle valli circostanti che giungono fino a qui caricando la merce su carovane di muli.
Comments