La Estrada Real venne costruita durante il XVII ed il XVIII a più riprese per agevolare il trasporto dell'oro che veniva estratto nella regione del Minas Gerais e sostanzialmente nacque dall’unione di tre percorsi, il più antico, chiamato Caminho Velho, risale al XVII secolo e metteva in comunicazione Ouro Preto con la città costiera di Paraty, questo tratto nacque sul tracciato delle vecchie piste aperte dai bandeirantes che per primi si avventurarono da São Paulo verso l’interno. Nel 1700, la Corona Portoghese cominciò ad aprire una nuova via più breve che partiva da Rio de Janeiro, il cui porto era diventato nel frattempo il più importante punto di partenza delle merci dirette verso il vecchio continente, per arrivare sempre ad Ouro Preto, la via venne chiamata Caminho Novo. Sempre nel XVIII secolo con la scoperta delle vene diamantifere nella zona di Tejuco, poi ribattezzata Diamantina, si rese necessaria l’apertura di una nuova strada per unire il nuovo distretto diamantifero con la capitale della regione del Minas Gerais che prese il nome di Caminho dos Diamantes. Nel breve arco temporale di sessant'anni si sviluppò una delle più importanti arterie di comunicazione dell’entroterra brasiliano che ne costituì il principale veicolo di integrazione con le città costiere. Con l’intenzione di controllare il traffico che transitava tra il Minas Gerais e la costa, dal momento che vigeva il divieto assoluto di costruire altre vie di comunicazione, tutto ciò che passava dall’Estrada Real poteva essere controllato scrupolosamente: lungo i suoi 1.200 km erano dislocate diverse stazioni di controllo delle merci, ubicate in punti strategici, come strette gole o valichi di montagna, in modo da non poter essere aggirate.
Per ogni tipologia di merce che era controllata esistevano posti di controllo specifici, così c’erano le stazioni di controllo dell’oro dove il metallo veniva pesato e dove veniva pagata l’imposta chiamata o quinto; vi erano poi i controlli per i carichi di diamanti e quelli per le merci di approvvigionamento, ogni carico veniva controllato e tassato. Lungo il suo percorso nacquero a decine villaggi e città che ancora oggi portano i segni della storia della colonizzazione, su di essa viaggiarono, sì le merci e i tesori, ma anche gli uomini e le idee, grazie ad essa giunsero nel Minas artisti ed artigiani che resero possibile la costruzione delle meraviglie architettoniche di Ouro Preto, grazie ad essa arrivarono gli ideali di libertà ed indipendenza che fecero nascere il movimento degli Inconfidentes, non a caso le parti del corpo di Tiradentes, fatto a pezzi dopo l’esecuzione, furono esposte proprio in punti strategici della strada.
La Estrada Real unisce ancora oggi gli Stati di São Paulo, Rio de Janeiro e Minas Gerais, lungo il suo tracciato si trovano le strutture storico-architettonici coloniali più importanti del mondo, dove si consumò il sogno di ricchezza di migliaia di persone.
Città ancora perfettamente preservate nel loro carattere coloniale, fazendas dove poter rivivere lo stile di vita lussuoso dei latifondisti del caffè, stazioni termali dove fare bagni rilassanti, treni a vapore che viaggiano tra verdi colline e l'inconfondibile carattere della Gente Mineira costituiscono i pilastri portanti di questo affascinante itinerario.
La storia
Minas Gerais, una storia di avventurieri in cerca d’oro
La colonizzazione del Brasile da parte della Corona Portoghese cominciò ufficialmente con la spedizione comandata da Martin Afonso de Souza nel 1530, obiettivo della spedizione era occupare le coste scacciando gli indios che le popolavano e renderle sicure dagli attacchi dei rivali Olandesi, Francesi ed Inglesi. La spedizione ebbe successo e il Brasile entrò a far parte dei domini Portoghesi.
Immediatamente sorsero le prime città e si sviluppò in grande scala la coltivazione della canna da zucchero che veniva esportata in Europa con lauti guadagni. La vastità del litorale e le sufficienti ricchezze che se ne traevano fecero si che per più di un secolo nessuno si preoccupasse di quello che poteva esserci nell’entroterra, fino a che la crescente richiesta di manodopera nelle piantagioni non costrinse i nuovi coloni ad organizzare vere e proprie spedizioni con l’obiettivo di catturare e deportare indios proprio là dove nessun europeo si era ancora avventurato.
Nacque così il fenomeno dei bandeirantes, uomini senza scrupoli che partivano da São Paulo o São Vicente e si avventuravano nell’interno alla ricerca d’indios da deportare.
Queste spedizioni erano chiamate Bandeiras, se il finanziatore era un privato o Entradas, se invece a finanziarle era la Corona stessa. Questi uomini, che non erano sicuramente mossi da alti ideali, furono poi riconosciuti come gli scopritori del territorio brasiliano, furono loro infatti ad aprire le prime piste d’accesso allo sconfinato Sertão. Alcuni si spinsero coraggiosamente così all’interno da raggiungere i territori di Bolivia e Uruguay, sempre a loro và il merito della scoperta dei primi giacimenti metalliferi che diedero vita al vasto movimento di colonizzzione del futuro stato di Minas Gerais.
Fu proprio una Bandeira guidata da Fernão Dias Pais e dal genero Manuel Borba Gato che nel 1674 cominciò a penetrare nel territorio del Minas Gerais in cerca di metalli preziosi e crearono il primo caposaldo, poco più che un accampamento, dei nuovi colonizzatori nei pressi dell’odierna Ibituruma.
A queste spedizioni ne seguirono altre, ma solo nel 1696 venne scoperto il vero tesoro che si celava nelle viscere di questa terra all’apparenza sterile: era il 16 luglio quando il colonnello Salvador Fernandes Furtado de Mendonça rinvenne la prima vena aurifera nel Ribeirão do Carmo, luogo dove sarebbe poi nata la futura Mariana.
Due anni più tardi un altro bandeirante, Antonio Dias, avvistò il Pico do Itacolomi all’ombra del quale sarebbe poi sorta la magnifica Ouro Preto.
Il susseguirsi di scoperte di nuovi giacimenti auriferi richiamò nella regione gente da ogni parte del Brasile, ma anche dall’Europa. Ben presto la situazione divenne insostenibile nel 1700 la sovrappopolazione, la mancanza di un'economia di sostentamento e l’isolamento in cui versava il territorio produssero una grande carestia, ciononostante il miraggio della ricchezza continuava ad attirare sempre più persone, fu per questo motivo, ma soprattutto per garantirsi l'esclusiva sui giacimenti d'oro, che nel 1701 per ordine della Corona, l’accesso alla regione venne chiuso, pena per i trasgressori la cattura e la successiva deportazione.
Nonostante il numero chiuso cominciarono a nascere, tra coloro che si erano già stabiliti nella regione, degli attriti. I primi colonizzatori provenienti da São Paulo reclamavano il diritto a più terre nei confronti di chi era giunto in seguito da altre parti del Brasile o dal Portogallo; nacquero così due fazioni contrapposte una di Paulisti comandata dal bandeirante Manuel de Borba Gato e l’altra formata dai forestieri chiamati Emboabas e comandata dal portoghese Manuel Nunes Viana.
Gli attriti sfociarono ben presto in una vera e propria guerra che durò due anni e venne appunto chiamata la Guerra dos Emboabas.
Tra il 1708 ed il 1709, gli eserciti delle due fazioni si affrontarono in varie scaramucce e battaglie con esiti alterni fino ad una battaglia decisiva che sancì la vittoria della fazione degli Emboabas. Le ostilità cessarono definitivamente solo dopo l’intervento diretto del Re il quale ordinò la nascita della Capitania di São Paulo e Minas nominando governatore Dom Antônio Albuquerque e Carvalho che prese subito il controllo della situazione ponendo così fine al conflitto.
Il nuovo governatore ebbe come primo incarico dal Re João V la costruzione di tre centri dai quali esercitare il nuovo ordine, tra l’aprile e il luglio del 1711, nacquero così Vila Real de Nossa Senhora do Carmo (Mariana), Vila Rica do Pilar do Ouro Preto e Vila Real de Nossa Senhora da Conceição do Sabará.
L’istituzione della nuova Capitania aveva naturalmente dei costi per la Corona, tali costi si tradussero nel 1713, in una tassa chiamata o quinto do ouro con la quale il Re del Portogallo aveva diritto a trattenere un quinto del valore del metallo estratto come risarcimento dell’usufrutto dei terreni che erano di proprietà della Corona.
Neanche a dirlo gli animi, placati pochi anni prima, si risvegliarono dando vita nel 1720, alla Sedição de Vila Rica che sfociò in episodi di sangue. Per fermare la sommossa il Re acconsentì a dare alla regione una certa autonomia creando la Capitania di Minas, indipendente e definitivamente separata dal controllo di São Paulo.
Gli anni che seguirono videro un continuo aumento dell’estrazione dell’oro e la scoperta, nei territori più a nord, di vene diamantifere con la conseguente espansione della colonizzazione e la creazione del distretto diamantifero che avrebbe avuto come sua sede amministrativa la futura Diamantina.
Intanto in tutta la regione continuava a crescere il malcontento per la continua richiesta di tasse da parte del Portogallo, fu in questo clima che nel 1746, nacque nella Fazenda do Pombal situata a Vila de São João Del Rei, Joaquim José da Silva Xavier, detto o Tiradentes. Questo personaggio è considerato il padre teorico dell’Indipendenza Brasiliana; fece suoi gli ideali illuministi di Voltaire e Rousseau, la cui eco si stava propagando dalla Francia verso il continente Sudamericano e ben presto diventò uno dei leader dell’Inconfidência Mineira, il locale movimento che teorizzava appunto l’indipendenza dalla sempre più ingorda corona Portoghese. Purtroppo nel 1789, il movimento venne denunciato e Tiradentes venne arrestato e giustiziato per impiccagione il 21 aprile 1792. Gli altri membri del movimento furono esiliati e il processo d’indipendenza subì una battuta d’arresto.
Oggi Joaquim José da Silva Xavier è considerato eroe nazionale e patrono della patria Brasiliana e viene festeggiato tutti gli anni il 21 aprile.
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