Il Parco Nazionale di Sete Cidades è un monumento naturale magnifico costituito da una serie di affioramenti rocciosi disseminati su un’area di più di 6.000 ettari. L’azione erosiva degli elementi ha modellato queste roccie dando loro le forme più bizzarre. Il nome del parco deriva dal fatto che al suo interno si trovano sette distinte aree composte da torri, pinnacoli e piattaforme rocciose che ricordano il tracciato dei moderni agglomerati urbani. Un’altra peculiarità del parco è senza dubbio la presenza di alcuni siti con iscrizioni rupestri che la datazione al carbonio 14 ha fatto risalire a 6.000 anni fa.
Sete Cidades si trova a circa 200 km a nordest di Teresina, in una zona di antica sedimentazione fluviale nella quale si sono depositati nei millenni sabbia e ghiaia sotto forma di conglomerato e dove il continuo scorrere delle acque e l’azione del vento hanno dato vita ad importanti fenomeni di erosione.
La prima notizia storica sul sito è una comunicazione fatta dal consigliere Tristão de Alencar Araripe all’Istituto Storico e Geografico nel 1886 dove si parla di una città pietrificata con iscrizioni rupestri, ma la prima esplorazione ufficiale risale al 1897.
La particolare conformazione di Sete Cidades ha dato il via ad una sequenza di teorie dal sapore fantascientifico, una era che vi identificavano l’antica capitale di una civiltà scomparsa 3.000 anni fa: un’altra parlava di una colonia fondata dai Vichinghi fino a quella che dava una prova tangibile del passaggio di forme di vita extraterrestri sulla terra in un remoto passato. Quel che è certo è che questo è un luogo che stimola la fantasia dell’uomo, per rendersene conto basta dare un’occhiata alla lista dei nomi dati alle varie formazioni rocciose molto simili a forme antropomorfe e zoomorfe.
Il parco è attrezzato con una serie di sentieri che possono essere percorsi parzialmente in bicicletta e da un paio di carrozzabili che permettono di arrivare nelle vicinanze dei siti più importanti.
L’ecosistema è catalogato in una fascia classificata come di incontro fra boscaglia e caatinga caratterizzato da una macchia fitta di medie dimensioni intervallata da arbusti e cactus.
La fauna registra la presenza di felini come il leopardo e il gatto selvatico, la volpe e il móco (piccolo roditore). Oltre a diverse varietà di uccelli e rettili tra cui predomina l’iguana.
Il parco, aperto dalle 8 alle 17 tutti i giorni, può essere raggiunto dalla vicina città di Piripirí seguendo la BR 322 per 25 km fino all’ingresso sud dove sorge un posto di controllo, da qui una strada sterrata conduce dopo circa 5 chilometri al centro visitanti attrezzato con un piccolo museo e un bar.
Se arrivate a Piripirí la sera potete pernottare in città e prendere l’autobus dell’IBAMA che parte dalla piazza principale della città la mattina presto, avendo tutta la giornata a disposizione si può fare una visita abbastanza esauriente, ma se volete gustarvi il parco in modo completo vi consigliamo di dormire in uno degli alberghi situati subito all’esterno del parco (vedi note a fine capitolo).
I percorsi
L’area del parco aperta ai visitatori possiede una rete di sentieri lunga 12 km con dislivelli irrilevanti ed un grado di difficoltà basso la maggior parte dei siti è concentrata nella zona centrale dell’area protetta i punti più lontani da raggiungere sono la prima e la settima città, se volete vedere tutti i punti di interesse sono necessari almeno due giorni, consigliamo di prendere una guida all’ ingresso del parco, i sentieri sono ben tracciati ma alcune formazioni rocciose rimangono un po’ fuori dai percorsi segnati.
La descrizione dei siti sarà fatta seguendo un percorso logico e non la numerazione che denomina le città, abbiamo quindi diviso il parco in due percorsi circolari che partono dal centro visitatori e vi fanno poi ritorno, il primo dà accesso alle città IV, VII, I e III, il secondo alle città V, II e VI. Per vedere tutti i siti un giorno è insufficiente, se disponete di una sola giornata vi consigliamo di seguire un altro anello che tocchi le città IV, V, II e III.
Specificate alla guida che vi accompagna l’itinerario scelto.
Circuito 1
Dal museo si segue la carrozzabile che attraversa il centro visitatori in direzione nordovest.
Sesta città
In questo luogo si trovano alcuni esempi di un particolare tipo di erosione, le due formazioni chiamate la Tartaruga e l’Elefante sono entrambe grosse emergenze semisferiche completamente ricoperte da lastre poligonali molto ben definite che ricordano rispettivamente la corazza e la pelle dei due animali.
Alcuni geologi teorizzano che questo particolare tipo di erosione sia un’eredità dell’Era Glaciale, altri spiegano il fenomeno come il risultato dell’erosione dovuta all’acqua piovana che scorrendo sulla calotta rocciosa e dividendosi in rivoli avrebbe scavato le migliaia di solchi che formano i poligoni, in realtà non esiste ancora una teoria ufficiale che spieghi l’origine di questo fenomeno.
Seconda città
Questo è sicuramente uno dei siti più spettacolari, percorrendo la carrozzabile che proviene dalla sesta città ci si trova davanti al maestoso Arco do Trionfo una gigantesca volta rocciosa sotto la quale passa la strada, da qui si prende un sentiero a sinistra che si addentra in un canyon, poche centinaia di metri oltre una parete rocciosa riporta un ciclo di pittura rupestri ben conservate, sono disegni di color rosso eseguiti con una misture di ossido di ferro, olio vegetale e sangue di animale datate circa 6.000 anni fa ed eseguite probabilmente da indios di etnia Tabajara.
Il sentiero continua in leggera salita serpeggiando fra le rocce fino a giungere su un altipiano qui troviamo la Biblioteca una parete rocciosa isolata lunga alcune decine di metri la cui parte centrale è stata scavata dall’erosione fino a formare un arco che mette in comunicazione i due lati opposti della roccia, la struttura ricorda una biblioteca con carte e libri impilati uno sull’altro. Salendo ancora qualche decina di metri si raggiunge il Belvedere, posto ad 82 mt d’altezza dal quale si gode una fantastica panoramica della valle sottostante.
In zona si trovano altre curiosità come il Pé do Gigante una depressione nel terreno che ricorda l’impronta di un enorme piede, la Pedre do Castelo, la Igreia Velha, (vecchia chiesa) e il Sitio do Camaleão.
Quinta città
Questa città è famosa per le sue iscrizioni, in particolare per un disegno che è diventato il simbolo del parco che rappresenta una scena di caccia, il sentiero che attraversa questo sito e che riporta al centro visitatori passa fra paesaggi bellissimi.
Nella zona si possono ammirare anche la Furna do îndio e la Pedra das iscriçoes con dipinti raffiguranti scene di caccia e la Casa da Guarda che ricorda una guardia dentro una garitta che osserva l’orizzonte.
Circuito 2
Per iniziare questo percorso bisogna seguire la strada sterrata a sinistra dell bivio che trovate poco prima del centro visitatori, da qui si passano in sequenza i siti che andiamo descrivere.
Quarta città
Si tratta di una zona con particolari caratteristiche di erosione denominati Archette che, come dice la parola, sono pareti di roccia dove l’acqua ha scavato grotte o passaggi a forma di arco, il più rappresentativo esempio di questo tipo di erosione, chiamata alveolare, è la Mapa do Brasil un’apertura nella roccia che osservandola da un lato ricorda la forma del Brasile dall’altro lato quella dello stato di Ceará.
Altri monumenti sono la Gruta do Catirina, José Catirina era un curandero con grandi doti terapeutiche che visse nell’area del parco come un eremita curando la gente del posto fino al giorno in cui fu trovato morto in questa grotta ed ancora la Cabeça de âguia e la Pedra dos Irmão.
Settima città
Questo sito presenta varie formazioni poligonali simili a quelle della sesta città descritta nel circuito 1 e diversi siti con pitture preistoriche. L’area è destinata alla protezione dell’ecosistema del parco, informatevi al centro visitatori se è possibile visitarla.
Prima città
Caratterizzato dalla presenza di singolari strutture cilindriche chiamate canhôes (cannoni) prodotte da un particolare processo di trasformazione dell’arenaria in particelle di ferro, questo processo ha lasciato ovunque su questa vasta area enormi cilindri dalla forma perfetta se ne vedono ovunque, sparsi sul terreno o in bilico sulle rocce in un paesaggio lunare.
Qui si trova anche la Piscina dos Milagres costituita da un bacino naturale nel quale si può fare il bagno e il Salão do Pajé, che gli antichi abitanti del luogo utilizzarono come riparo sottoroccia decorato con pitture rupestri. Sopra al costone di roccia che ospita il salão si può ammirare la formazione chiamata Dragão Chinês.
Altri monumenti naturali sono la Maquinas de Costura (macchine da cucire), la Pedra de Cobra, l’Arca de Noé e la Pedra de Gia.
Nei pressi di questo sito si trova una cascata composta da due salti in sequenza, rispettivamente di sedici e sette mt d’altezza.
Terza città
Questa zona raggruppa un notevole numero di figure antropomorfe dovute all’erosione delle acque fluviali, tra i più significativi troviamo il Dedo de Deus, (dito di Dio) un alto pinnacolo roccioso puntato verso il cielo e la Cabeça de Dom Pedro I (re del Brasile). Altra formazione costituita da una base cilindrica che si allarga nella parte superiore prendendo le sembianze di una enorme testa, simile a questa la Cabeça de Indio. Passando attraverso una spianata disseminata da vari monumenti si arriva ad una parete rocciosa sottilissima dove si trova la Janela do Rei (la finestra del Re), un piccolo foro nella roccia attraverso il quale si ammira il panorama retrostante. Secondo la teoria che identifica Sete Citade come un unico grande complesso megalitico, questo foro era usato dagli antichi abitanti come osservatorio astronomico.
Altre formazioni sono la Cara do Diabo (faccia del diavolo) che ricorda in maniera impressionante il profilo un po’ grottesco di un uomo con gli occhi puntati verso il basso, la Gruta do Estrangeiro considerata la caverna più ampia del parco alla quale si accede per un piccolo arco chiamato Passagem do Vento per il sibilo prodotto quando viene attraversato dal vento.
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