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Per cominciare un riassunto storico

Aggiornamento: 4 set 2017


STORIA


Prime testimonianze

Le prime tracce dell’uomo in Brasile risalgono al 48.000 a.C. e appartengono a tribù per lo più nomadi, se ne trovano testimonianze archeologiche quali ceramiche e scheletri nella Serra da Capivara, a Sete Cidades e a Lajedo de Soledade.


Arrivano i Portoghesi

Dal 1500, con l'arrivo dei Portoghesi di Pedro Cabral, si hanno le prime testimonianze di scrittura; fino ad allora vivevano in Brasile dai due ai cinque milioni d'indigeni, popolazione oggi ridotta a meno di 200.000 abitanti.

Il re portoghese João III inviò i primi coloni nel 1531 e costituì poi 12 capitanerie parallele che, partendo dalla costa, si estendevano all'interno del territorio. Erano date in gestione ad amici della Corona che diventarono i signori di questi enormi latifondi: i famosi coroneis. La prima capitale del Brasile fu Salvador (attuale capitale dello Stato di Bahia) dove venne anche istallato il Governo Generale.


Gli schiavi

La coltivazione della canna da zucchero, ideale nel territorio brasiliano, portò i coloni a cercare di sottomettere la popolazione indigena per costringerla a lavorare nelle piantagioni. La produzione iniziò in grandi appezzamenti di terreno nel Nordest del Paese, in particolare nel Pernambuco e a Bahia. L’esito economico dipendeva principalmente dalla mano d’opera, ma la scarsa resistenza fisica degli indios, minata anche dalle malattie introdotte dagli europei e la ribellione ai soprusi inflitti dai Portoghesi, fecero sì che i ricchi coroneis dello zucchero, a partire dal 1550, iniziassero ad importare schiavi dall’Africa.

In questo stesso periodo gli Stati Europei concorrenti, Francesi ed Olandesi in testa, cercarono di insediarsi in Brasile, ma con scarso successo (Olinda e São Luís ne sono testimonianza).


L'epopea dell'oro Brasiliana

Nei primi anni del 1700 avvenne una grande svolta nella storia del Brasile, quando i bandeirantes, avventurieri senza scrupoli, scoprirono l’oro e le pietre preziose all’interno del Paese (Minas Gerais e Chapada Diamantina). La ricerca di queste nuove ricchezze diede inizio ad un grande flusso migratorio di Portoghesi e attrasse molti abitanti delle altre regioni, dando origine alla prima grande colonizzazione del Sertão brasiliano.

L’Impero

Il figlio del principe portoghese Dom João VI, Dom Pedro I, si auto proclamò, nel 1822, re del Brasile iniziando il processo d'indipendenza della nazione. Accusato di scandali finanziari fu costretto ad abdicare nel 1831; gli succedette il figlio Dom Pedro II, troppo giovane per comandare. Il potere finì nelle mani dei grandi proprietari terrieri: iniziarono così i tumulti popolari. I moderati riposero di nuovo il potere nelle mani del re. Dom Pedro II aveva 15 anni, ma si dimostrò un ottimo sovrano, rilanciò l’economia e varò molte riforme sociali tra le quali la graduale abolizione della schiavitù.

Nella politica interna la questione della schiavitù influì in modo significativo, per molto tempo il Brasile resistette alle pressioni antischiaviste fino a quando, nel 1840, non fu costretto ad abbandonare il traffico internazionale degli schiavi.

Con l’abolizione totale della schiavitù nel 1888 e la promulgazione della Legge aurea per la libertà degli schiavi, i grandi latifondisti smisero di appoggiare il governo e costrinsero il re ad abdicare.


Fine dell’Impero

Nel 1891 fu redatta la prima Costituzione Repubblicana. La monarchia in Brasile terminò definitivamente.

I militari appoggiati dalla crescente aristocrazia del caffè, i nuovi coroneis, entrarono al centro della politica; il loro potere diventò sempre più forte, culminando in una dittatura nel 1964.


Getúlio Vargas

Prima della dittatura la figura di Getúlio Vargas dominò la scena politica dal 1930 al 1954. Garantì il salario minimo, il sistema di previdenza sociale, l’assistenza medica e le scuole pubbliche. Sciolse il Congresso con l’aiuto dei militari adducendo l’esistenza di un tentativo di golpe comunista. Trascinato nella seconda guerra mondiale, pur avendo cercato in tutti i modi di astenersi, fu costretto a schierarsi con gli Americani. Il suo declino iniziò quando gli Americani vinsero la guerra. Enrico Caspar Dutra gli successe per un breve periodo. Getúlio tornò al potere nel 1951 e travolto dagli scandali, si uccise, nell’agosto del 1954 dopo essere entrato a far parte del complotto per uccidere il leader socialista Mauricio Lacerda.


La dittatura

Juscelino Kubitschek successe a Getùlio Vargas. Eletto nel 1956, si deve a lui la nascita della prima industria automobilistica brasiliana e l’edificazione della nuova capitale Brasilia.

Nel 1961 Janio Quadros, con il favore del 48% dell'elettorato, fu eletto presidente, ma la sua simpatia per Cuba, Fidel Castro e Che Guevara non l’aiutò. I militari, infatti, il 31 marzo del 1964, con un golpe, andarono al potere; da questo momento, per 21 anni, l’esercito entrò davvero in modo violento nella vita politica del paese.

Dal ‘68 iniziò il periodo più nero della storia brasiliana: torture, esili, desaparecidos e arresti senza prove. Il Congresso fu chiuso.

Successivamente João Figueredo, Tancredo Neves, José Sarney si avvicendarono alla carica in un Brasile sempre più depredato dai militari. Negli anni ottanta, dato che il popolo si stava risvegliando chiedendo sempre più libertà, i militari furono costretti a concedere la democrazia. Nacquero nuovi partiti e fu abolita la censura.


La Costituzione

Prima di arrivare alla stesura della nuova Costituzione, i Brasiliani, dovettero penare fino al 1988 quando, dopo la morte di Tancredo Neves, divenne Presidente José Sarney, ex leader del regime militare, che si vide costretto a portare in Brasile la democrazia. La nuova Costituzione diede anche maggior potere agli Stati della Federazione e ne elevò il numero a 26.

Le prime elezioni democratiche furono indette nel 1990.

Il popolo venne ingannato ulteriormente, il nuovo presidente Fernando Collor de Mello, portò il Brasile in una recessione terribile. Collor si dimise accusato di corruzione, nel 1994. Venne eletto Fernando Herique Cardoso, ex ministro del Tesoro sotto la dittatura spagnola di Franco, egli riuscì finalmente a frenare l’inflazione e a risanare il bilancio dello Stato. Venne successivamente rieletto nel 1998, rilanciando l’economia del Paese, ma aggravando alcune emergenze umanitarie. Tuttora gli squilibri sociali sono ampi e la delinquenza divampa. Il territorio viene sfruttato indiscriminatamente.


Lula e il boom economico

La popolazione si aspettava un nuovo governo, tendente alle politiche sociali e alla redistribuzione delle ricchezze, nel 2002 fu eletto Luis Ignazio da Silva “LULA” un ex operaio metalmeccanico, sindacalista.

Il lavoro da fare era arduo.

Governare il Brasile significa ridurre le disuguaglianze e scontrarsi con i poteri ancora forti dei latifondisti e degli imprenditori, ma nonostante ciò Lula dal giorno delle elezioni continua a lavorare cercando di realizzare grandi progetti tra cui “Fome Zero” (fame zero), un programma per la sicurezza alimentare.

Negli ultimi mesi del 2005 il Governo è stato travolto da una serie di scandali e si sono viste le dimissioni di alcuni ministri e di molti personaggi politici, ma Lula si è dichiarato innocente e il popolo gli ha creduto così il 29 ottobre 2006, dopo un ballottaggio, le elezioni sono terminate con la sua netta vittoria con il 60% di preferenze.


Il dopo Lula

La fine del secondo mandato di Lula, in coincidenza con un momento di grande benessere economico che vede il Brasile scalare la classifica dei paesi in via di sviluppo, spiana la strada al governo di Dilma Rousseff, con la benedizione del presidente uscente Lula e del PT, Partido dos Trabalhadores, Dilma assume la presidenza come prima donna di potere nella storia del Brasile. Purtroppo il vento della crescita economica sta cambiando e la politica brasiliana viene investita da un'indagine che alza il sipario sulla corruzione tra politica e grandi imprese statali e multinazionali. Praticamente quasi tutto il parlamento viene indagato ed emergono i veri problemi del paese. Il Brasile si rivela istituzionalmente debole, la sua classe politica appare corrotta così come molti settori dell'amministrazione pubblica, dopo poco più di vent'anni dalla creazione della costituzione il paese dimostra la sua incapacità ad adattarsi ad un sistema democratico, la classe media, motore economico e simbolo del lavoro svolto da Lula, si rivolta contro il PT e perde fiducia nei confronti della politica. Pur senza particolari colpe Dilma diventa il capro espiatorio di una situazione ormai insostenibile, è così che, con un colpo di mano, Temer, vicepresidente di Dilma, ed il suo partito PMDB alleato di governo del PT, presentano una petizione di impeachment e dopo un'estenuante battaglia parlamentare a suon di daccuse e diffamazioni il 31 di agosto 2016 Dilma viene destituita dal suo incarico di presidente in favore di Temer.

Oggi con Lula sotto processo, Temer politicamente discreditato, indagato anch'egli per corruzione, il parlamento quasi tutto coinvolto in scandali ed indagini il Brasile attende le nuove elezioni del 2018 senza avere un'idea di chi, ma sopratutto di come, governerà il paese.

Ai posteri l'ardua sentenza












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