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Gli Indios Potiguara della riserva di Baia da Traiçao



I Potiguara vengono descritti fin dalle prime cronache del XVI secolo come parte del grande gruppo degli Indios Tupì e Tupinambà, nome generico dato agli Indios che abitavano il litorale Brasiliano all’arrivo dei Portoghesi e con caratteristiche comuni sia linguistiche che culturali.

I Potiguara ( tra le varie versioni del nome troviamo anche Potigoar, Pttiguara, Potyuara e Petigoar che venne interpretato come mangiatori o pescatori di gamberi) occupavano il litorale compreso tra le odierne città di Joao Pessoa, nel Paraiba e Sao Luis, nel Maranhao. Le cronache all’inizio del 1600 parlano di una popolazione di circa 14000 Indios censiti dai Padri Francescani che qui avevano le loro missioni, questo dato non teneva conto del fatto che all’epoca molti Indios non erano ancora evangelizzati e sopratutto che le guerre e le malattie portate dagli Europei nel nuovo continente avevano causato la morte di migliaia di nativi, si calcola comunque che prima dell’arrivo dei Portoghesi la popolazione Potiguara ammontasse a circa 1.000.000 di individui.

La maggior parte degli aspetti culturali dei Potiguara è giunta a noi attraverso le cronache di missionari e viaggiatori europei il cui punto di vista era assolutamente parziale e molto critico nei confronti di un popolo considerato selvaggio e non cristiano. Accade quindi spesso di imbattersi in descrizioni che, con molta probabilità, non corrispondono alla verità, è il caso, per esempio,dell’episodio avvenuto proprio a Baia da Traiçao e che ne ha poi generato il nome (Baia del Tradimento) dove i Portoghesi avevano lasciato un piccolo avamposto militare in un primo momento i soldati vennero accolti come amici ma in seguito ad un episodio di stupro nei confronti di alcune giovani Potiguara la guarnigione venne massacrata e i corpi dei soldati, a quanto raccontano le cronache portoghesi, smembrati e mangiati dagli indios. Ora il rito del cannibalismo era praticato nel nuovo continente già dai Maia e dagli Aztechi del Messico come forma rituale di assimilazione della forza del nemico sconfitto, nulla vieta di pensare che anche gli Indios del Brasile praticassero

lo stesso rituale, ma i Portoghesi e le cronache considerarono sempre barbari gli Indios anche per

questo motivo.

Riassumendo quali che fossero le abitudini, i riti e in generale la cultura di questo popolo è impossibile dare una valutazione antropologica di tali aspetti culturali se non passando attraverso le testimonianze degli Europei che ne vennero in contatto, dal canto loro i Potiguara, non conoscendo la scrittura, non lasciarono testimonianze della loro cultura e i Portoghesi, con la complicità della chiesa, furono abili e velocissimi a distruggerne ogni traccia con l’evangelizzazione che, come prima regola, imponeva il rifiuto della religione indigena e l’abbandono dei costumi tradizionali e della lingua.





STORIA DELLA GUERRA POTIGUARA

Il nome Baia da Traiçao, come già detto, è legato all’episodio del massacro e all’atto di cannibalismo nei confronti di una guarnigione di Portoghesi lasciata come avamposto. Lo storiografo Capistrano de Abreu sosteneva che il fatto avvenne nel 1501 in seguito alla prima spedizione esplorativa Portoghese guidata da André Gonçalves e di cui fece parte il cartografo Amerigo Vespucci, un’altra ipotesi fa risalire l’episodio al 1505 e in questo caso le vittime furono due padri Francescani mandati a convertire gli Indios, comunque siano andate le cose è fuori di dubbio che i Portoghesi, secondo il loro punto di vista, soffrirono qui un tradimento e questo portò alla scomparsa del nome Tupì originario che era Acajutibirò (luogo del Cajù saporito) e dal 1519 nella "Mapa Terra Brasilis", la località verrà sempre indicata come Baia da Traiçao.

Da questo primo contatto comincia la storia della guerra dei Potiguara della regione di Baia da Traiçao contro i Portoghesi i primi si dimostrarono i più irriducibili nemici dell’avanzata del colonialismo portoghese, la loro lotta durò fino alla fine del XVI secolo e la loro fama divenne tale che, nonostante fosse risaputo che il popolo Potiguara occupava quasi 2000 km. di litorale Brasiliano il loro nome fu sempre associato a Baia da Traiçao e questo, assieme ad alcune fortuite coincidenze, fecero sì che l’ultimo nucleo di Indios Potiguara esistente viva proprio e ancora qui.

Durante tutta la prima parte del XVI secolo i Portoghesi si dedicarono alla conquista del litorale più a sud e Baia da Traiçao rimase per oltre 70 anni in pace, i Francesi, che non erano interessati a conquiste, bensì agli aspetti più commerciali dello sfruttamento del Brasile, si stanziarono a Baia da Traiçao e costruirono un approdo commerciale, i potiguara cominciarono con loro un fruttuoso commercio tagliando e vendendo il Pau Brasil, (Caesalpinia echinata L) che i Francesi caricavano sulle navi e trasportavano in patria come legno pregiato e la cui resina veniva usata come colorante nell’industria tessile.






Attorno al 1574 avvenne un episodio di violenza destinato a cambiare completamente le sorti del popolo Potiguara, il fatto avvenne in un engenho (fattoria dove viene lavorata la canna da zucchero) del Pernambuco e divenne famoso come il massacro di Tracunhaem.

La storia narra di un avventuriero mezzosangue che, giunto nel villaggio Potiguara di Cupaoba in Paraiba, fu ricevuto amichevolmente da Iniguassu, Cachique (capo ) del villaggio, tanto che gli donò in sposa la figlia Iratembé, Lábios de Mel. Gli accordi fatti con Iniguassu prevedevano che la coppia sarebbe dovuta vivere nel villaggio presso la casa del padre, ma approfittando dell’assenza del padre l’uomo rapì la bella Iratembé portandola ad Olinda. Quando Iniguassu scoprì il tradimento mandò due dei suoi figli a recuperare Iratambé e caso volle che i due giunsero ad Olinda in occasione della visita del governatore Antonio Salema che ascoltò le rimostranze dei giovani Potiguara ed ordinò la consegna della ragazza ai fratelli per riportarla al villaggio del padre. Durante il viaggio di riorno i tre indios trovarono ospitalità presso l’engenho Tracunhaém di proprietà di Diogo Dias, situato nella Capitania di Itamaracà a nord di Olinda. Al risveglio del gruppo la ragazza era sparita, probabilmente rapita e nascosta dallo stesso Dias che si rifiutava di restituirla; i due fratelli fecero così ritorno al villaggio dove il padre, venuto a conoscenza dei fatti, organizzò un esrecito di duemila uomini per marciare verso Tracunhaem dove gli abitanti dell’engenho furono tutti uccisi, la scorreria degli indios si allargò anche ad altri engenhos di Itamaracà dove le cronache riportano la morte di 614 coloni.

Questo episodio è di grande importanza storica per due motivi, primo perchè determinò la nascita della nuova Capitania del Paraiba e la sua conseguente conquista ai danni dei Potiguara, secondo perchè la Capitania di Itamaracà perse il suo status e passò sotto l’amministrazione del Pernambuco.

Comincia così un lungo periodo di guerre tra Potiguara e Portoghesi che riassumerò di seguito:

Subito dopo il massacro di Tracunhaem parte una spedizione punitiva alla volta del villaggio Cupaoba, l’esito sarà negativo per i Portoghesi.

Nel 1575 una seconda spedizione termina con la sconfitta dei Portoghesi.

Nel 1579 i Portoghesi subirono una nuova disfatta alla Barra del Rio Mamanguape, 10 km. a sud di Baia da Traiçao, dove persero 40 uomini e i superstiti si diedero alla fuga.

Nel 1584, dopo pressanti e continue richieste di aiuto al governatore di Bahia parte, una spedizione composta da sette navi Spagnole, due Portoghesi coadiuvate da una spedizione via terra composta da volontari di Itamaracà ed Olinda, le forze coloniali si riunirono alla foce del Rio Paraiba, non lontano dall’odierna Joao Pessoa, capitale del Paraiba, qui diedero inizio alla costruzione di un fortilizio di legno con una guarnigione di 170 uomini. Dal forte i Portoghesi mandarono diverse spedizioni verso nord e dopo alcune scaramucce terminate a loro favore una di queste spedizioni cadde in una imboscata dove morirono 50 Portoghesi e più di 400 indios alleati, il rimanente delle forze fuggi in Pernambuco lasciando il forte con la sua guarnigine sotto l’assedio dei Potiguara.





Nel 1585 i Potiguara ottennero l’appoggio della tribù confinante dei Tabajara che occupava le terre tra Joao Pessoa e Itamaracà, saputa la notizia i Portoghesi radunarono un esrcito forte di 500 uomini bianchi oltre agli indios alleati, l’alleanza tra Potiguara e Tabajara però non durò molto e a causa di incomprensioni tra le due tribù i Tabajara passarono dalla parte dei Portoghesi con i quali riuscirono a raggiungere il forte e liberarlo dall’assedio. pochi mesi più tardi i Portoghesi cominciarono a costruire la città di Nossa Senhora das Neves, futura Joao Pessoa.

Verso la fine del 1585 un gruppo di navi Francesi arrivò a Baia da Traiçao per caricare Pau Brasil. I Portohesi organizzarono una nuova spedizione che s’impossesso del forte che i Francesi avevano costruito presso l’odierna Aldeia do Forte, poco a nord di Baia da Traiçao, da lì attaccarono il villaggio dove oggi sorge Sao Miguel devastandolo.

Nel 1586 i Francesi mandarono 7 navi con uomini e munizioni con l’intento di appoggiare i Potiguara, loro partner commerciali.

I Francesi attaccarono un villaggio di Indios alleati dei Portoghesi nei pressi di Nossa Senhora das Neves uccidendo più di 50 persone, i Portoghesi decisi a vendicare l’affronto mandarono una spedizione nella Serra di Cupaoba, oggi chiamata Serra das Raizes, i villaggi erano senza la difesa dei guerrieri probabilmente perchè tutti gli uomini erano nei boschi a tagliare Pau Brasil per i Francesi, così i Portoghesi ebbero gioco facile nel devatare diversi villaggi uccidendo donne, vecchi e bambini, al ritorno da lavoro nella foresta i Potiguara si organizzarono e circondarono le forze Portoghesi che, avendo subito troppe perdite furono costrette alla ritirata.

Nel 1589 i Potiguara assediano la città di Nossa Senhora das Neves lasciando i suoi abitanti senza cibo eacqua, la città viene riconquistata solo nel 1590 e i Potiguara si rifugiano nel Rio Grande do Norte, dove i Portoghesi entreranno solo nel 1598.

Le ultime sacche di resistenza dei Potiguara, abbandonati dagli alleati Francesi e decimati da un’epidemia di vaiolo cessano la loro attività di guerriglia nel 1597 arrendendosi dopo 25 anni di guerra quasi ininterrotta.

Nel 1630 gli Olandesi occupano il litorale del Pernambuco e del Paraiba, i Potiguara colgono l’occasione per vendicarsi delle vecchie ferite di guerra e si alleano con gli Olandesi nella cacciata dei Lusitani, ma il dominio Olandese dura solo 24 anni, così nel 1654 i Portoghesi riprendono possesso delle terre perdute e cominciano una dura azione di rappresaglia nei confronti dei Potiguara, questi ultimi fuggono verso l’interno dove vengono catturati da altre tribù indios per essere venduti come schiavi. Termina così la gloriosa epopea della resistenza dei Potiguara che rimarranno nella storia come la più indomita tribù di Indios del Brasile e che ancora oggi rappresentano  l’ultima sacca di sopravvivenza culturale indigena che a tutt’oggi esiste, se pur contaminata e  deturpata dalla avanzata della modernità, in tutto il litorale del Brasile.

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