Fin nell’antichità questa cittadina era utilizzata come porto ed era talmente famosa da venire persino citata dal geografo Tolomeo nel II sec. d.C., da questa località iniziarono fiorenti commerci verso l’Est con Cina e Giappone, ma anche verso Ovest con Babilonesi, Arabi, Romani e Greci e sotto il regno di Mahendravarman, re Pallava, nel 600 circa, la città iniziò a fiorire, fino a raggiungere il suo massimo splendore sotto i re Narasimhavarman I e II grandi cultori e patroni di arte e tanto da diventare la seconda capitale del reame. Il nome della città pare che derivi da uno dei re di questa dinastia Narasimhavarman I detto Mahamalla (il grande lottatore) in lingua Tamil. Quando la dinastia Pallava iniziò il declino Mahabalipuram perse d’importanza, venne dimenticata e i templi furono abbandonati, pare che fu persino colpita da un maremoto che sommerse moltissime opere d’arte e leggende di pescatori dicono che sul fondo del mare sono ancora visibili resti dell’antica città. Nel secolo scorso iniziarono i lavori di recupero delle opere e la città è, dal 1984, Patrimonio dell’Unesco ed uno dei siti più visitati dell’India del Sud. Mahabalipuram e dintorni.
Considerata un museo a cielo aperto per le splendide sculture e i bei templi di architettura Pallava, Mahabalipuram (o Mamallapuram) è una meta imperdibile del Tamil Nadu e dell’India.
Per la visita occorrono almeno 2 giorni in modo da gustarsi con calma tutti i monumenti e godere un po’ del relax e della pace che offre questa località. La cittadina è davvero a misura d’uomo, tutti i siti sono in un’area ristretta, quindi si possono visitare senza l’utilizzo di mezzi pubblici con una bella passeggiata oppure è possibile noleggiare biciclette e motorini in molti hotel ed agenzie turistiche della città. La località è situata sul mare ed è meta turistica anche per le sue lunghe spiagge e per l’ottimo pesce cucinato con maestria. Il periodo migliore per la visita alla città è sicuramente tra dicembre e gennaio, quando il clima è ottimo e soleggiato e si svolge il Festival della danza. Il biglietto cumulativo d’entrata ai monumenti si fa presso le biglietterie dello Shore Temple o dei Five Rathas. Ovunque è possibile fotografare e fare riprese, per entrare con materiale fotografico o videocamera bisogna però pagare un biglietto aggiuntivo.
Shore Temple Questo magnifico tempio venne costruito originariamente all’inizio del VII secolo, ma fu rimaneggiato durante il regno di Narasimhavarman II detto Rajasimha a metà del 700. Si tratta di uno dei templi più antichi e belli del Sud, il primo ad essere costruito con blocchi di pietra e quindi non scavando nella roccia. Posizionato a pochi passi dal mare al margine della baia, le pareti e le sculture sono state corrose dal vento e dalle onde, ma il tempio mantiene un’incredibile fascino ed è davvero molto suggestivo all’alba e al tramonto. Le leggende raccontano che all’inizio i templi erano 7, ma 6 furono sommersi dal mare per cui rimase solo lo Shore Temple che ora rientra tra i Patrimoni dell’Unesco. Il monumento è dedicato a Shiva e a Vishnu e rappresenta la fase finale dell’arte Pallava. Tutte le statue di Shiva hanno il viso rivolto verso Est per accogliere i primi raggi di sole all’alba, mentre la statua di Vishnu dormiente si trova sul retro, in una piccola cella, probabilmente costruita in fase successiva. Un santuario minore di trova verso occidente ed è circondato da statuette del toro Nandi.
Five Rathas Situati a Sud della città, a circa 1,5 km. dai templi rupestri, si incontrano i magnifici cinque templi a forma di carro chiamati Five Rathas, considerati il prototipo dell’evoluzione dell’architettura Dravidica. I templi vennero ricavati da cinque grandi rocce monolitiche, sapientemente scolpite come copia dei carri, in legno, utilizzati nei rituali indù, la parola rathas significa carro in Tamil. Non furono mai utilizzati per il culto 4 di essi furono chiamati con i nomi dei 5 fratelli Pandava protagonisti del Mahabharata, i gemelli Nakula e Sahadeva hanno un solo Ratha dedicato, il quinto porta il nome della moglie Draupadi che i 5 fratelli avevano in comune. I lavori iniziarono durante il regno di Narasimhavarman I e furono interrotti con la sua morte nel 668. Gli autori di questi capolavori presero spunto dalla forma a pagoda che rappresenta l’ultimo stadio dell’architettura Buddhista utilizzata nei viharas (monasteri). Il primo monolite al quale si giunge, alla sinistra dell’entrata, si chiama Draupadi Ratha ed è il più elegante del gruppo è dedicato alla dea Durga, della quale sono conservate statue in ogni nicchia, al suo fianco si trova una scultura monolitica di un leone, la cavalcatura della dea. Subito a Est c’è il colossale monolite raffigurante il veicolo di Shiva, il toro Nandi e nei pressi, sullo stesso basamento del Draupadi Ratha, il secondo tempio chiamato Ratha Arjuna con la forma piramidale del tetto a due piani e dedicato al dio Shiva. Se si osserva con attenzione questo Ratha si può facilmente notare che si tratta di una miniatura dell’ultimo, maestoso Dharmaraja Ratha. L’entrata ad ovest è protetta da due terrificanti dvarapala (guardiani femminili) e all’interno si trovano 5 pannelli con varie sculture davvero raffinate, in particolare in quello a Sud dov’è raffigurato Shiva assieme al suo veicolo Nandi.Nel supporto in basso sono scolpiti leoni ed elefanti alternatiin ripetizione per tutta la base. Proseguendo con la visita si incontra il Bhima Ratha con un tetto a botte che riproduce l’architettura templare buddista ed una pianta rettangolare. Questo è il luogo sacro di Vishnu del quale è contenuta una grande scultura con il dio sdraiato. Il più grande e completo dei templi è l’ultimo Dharmaraja Ratha che possiede il tipico colonnato con i leoni dello stile Pallava. Questo tempio a pianta quadrata ha una forma piramidale a tre piani con decorazioni a forma di padiglioni a botte (pancharam) e le tipiche finte finestre a ferro di cavallo (kudu). Ospita varie nicchie con statue rappresentati vari dei tra cui Surya, Indra, Ardhanarishvara (Shiva metà uomo e metà donna) e un ritratto del re Narasimhavarman I.Sulle pareti vi sono molti pannelli con splendidi bassorilievi dedicati a Shiva e a Vishnu. Ad Ovest dell’Arjuna Ratha c’è il Ratha Nakula-Sahadeva, il più piccolo dei templi, dedicato al dio Indra con a fianco una raffinata scultura raffigurante un elefante che dovrebbe ricordare la forma stessa del tempio chiamata hasti-prishta (dorso d’elefante).
Arjuna’s Penance Poco oltre il Krishna Mandapa c’è il Pancha Pandava Mandapa quindi si arriva all’opera più famosa di Mahabalipuram chiamata anche Gangavatarana (la discesa del fiume Gange dal cielo). Si tratta di uno dei bassorilievi più famosi al mondo, fu eseguito durante il regno di Narasimhavarman I, è lungo circa 29 mt. per 7 mt. di altezza ed è sicuramente un grande capolavoro scultoreo. Rappresenta il fiume Gange che scende sulla terra e per la sua realizzazione è stata utilizzata una naturale spaccatura che divide in due la roccia. Sulla sinistra c’è uno scheletrico Arjuna, su una gamba sola, in penitenza di fronte al dio Shiva, a destra un gruppo di grossi elefanti con dei che gli volano attorno. Pur essendo una delle più importanti realizzazioni artistiche indiane gli studiosi non concordano molto sull’interpretazione. Alcuni dicono si tratti della penitenza fatta da Arjuna (da cui il nome) per ottenere dal dio Shiva una potente arma (pashupata) e vincere una battaglia. Altri dicono che si tratti della discesa della divina Ganga (il fiume Gange) dal cielo dietro richiesta del veggente Bhagiratha, dopo che il saggio Kapila irato incenerì i 60.000 figli del re Sagara. Sempre secondo la leggenda, poiché le acque erano troppo potenti e avrebbero distrutto tutto, il dio Shiva intervenne e con i ricci dei suoi capelli frenò la portata delle acque. Tutta l’opera ad ogni modo è davvero notevole e ricca di particolari incredibili, come un buffo gatto (di fianco ad Arjuna), in posizione yoga con i topini che gli ballano attorno o tre scimmie che si spulciano proprio al lato del rilievo (guardando la scultura sulla destra, spostato leggermente dalla scena principale). Si racconta che in passato da una cisterna in cima alla fenditura tra le due rocce facessero scendere dell’acqua per rendere la scena ancora più realistica.
Krishna Butter Ball A fianco dell’Arjuna Penitence si trova questa grandissima roccia di granito in bilico sul pendio che ha assunto con gli anni, a causa dell’erosione degli elementi atmosferici, la forma di una sfera e dove tutti gli indiani si fanno fotografare, il nome significa palla di burro di Krishna.
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