top of page
  • Immagine del redattoreParaibadiscovery

MUNNAR, L’INCOMPARABILE FASCINO DELLA PICCOLA PIANTA DEL THE


Percorrendo la strada che da Kochi, capitale storica del Kerala, porta a Munnar, si lasciano le fertili pianure della costa, disseminate di palme da cocco, per addentrarsi nelle strette valli dei Ghats Occidentali. La N.H.49 risale, serpeggiando, sui fianchi di alte pareti rocciose dalle cui sommità, di tanto in tanto, fuoriescono, sbuffando, potenti getti d’acqua a formare alte cascate. Gli ultimi 20 km. la strada s’inerpica vertiginosamente sulle montagne ed il paesaggio si apre in tutta la sua maestosità, lo scenario cambia regalando alla vista panorami mozzafiato sui crinali delle colline che si susseguono a perdita d’occhio. La meraviglia raggiunge il culmine quando si arriva a pochi km. da Munnar, perché improvvisamente, tra gli alberi d’eucalipto compare come per incanto un verde tappeto composto da migliaia di siepi perfettamente curate, come se un esercito di giardinieri avesse appena terminato il proprio lavoro. È difficile descrivere il fascino di questa regione, adagiata in una splendida valle a 1.500 metri d’altitudine, dove tutto ruota attorno alla produzione del the, la cui pianta, oltre ad influenzarne l’economia, ne ha modificato le caratteristiche morfologiche. Si tratta di 24.000 ettari di dolci colline, dalle forme tondeggianti, adagiate in una fertile valle posta a 1.500 mt. d’altitudine e circondata da selvaggi picchi rocciosi. L’uomo ha plasmato la natura trasformando selvagge vallate montane in meravigliosi giardini che si estendono per km. creando uno scenario davvero unico.







A Munnar non ci sono monumenti da visitare, questo è un luogo in cui rilassarsi per almeno un paio di giorni, godendosi la natura e l’aria incontaminata ed andando in giro ad osservare la tranquilla vita locale, i contadini che raccolgono il the, i venditori di miele e le donne che lavano il bucato in riva ai fiumi. Come già accennato la cittadina di Munnar non offre nulla di speciale da visitare, ma i dintorni offrono la possibilità di effettuare alcune belle escursioni di notevole impatto naturalistico. Il modo migliore per muoversi è noleggiare un taxi, c’è anche chi decide di spostarsi in autorickshaw, ma la natura del terreno montagnoso e i repentini cambi di clima possono rendere questo mezzo scomodo e poco adatto. L’alternativa più economica al taxi è unirsi ad una delle tante escursioni in minibus organizzate dalle agenzie locali. Il chai, come viene chiamato in India il the, è una delle bevande più diffuse nel mondo, usato indifferentemente in Asia come in Europa, in Africa come nelle Americhe. La pianta da cui si ricava è la camelia sansis, originaria delle regioni situate tra Cina ed India, in realtà la camelia sansis appartiene alla specie degli alberi e se lasciata crescere naturalmente può raggiungere anche altezze considerevoli. Attualmente esistono tre principali tipi di piante di the universalmente riconosciute: quella Cinese, quella Indiana (dell’Assam) e quella Cambogiana. Antiche leggende narrano che le qualità del the siano state scoperte da un imperatore Cinese nel terzo millennio a.C. colpito dal profumo emanato da alcune foglie cadute per caso in una tazza d’acqua bollente. Le prime referenze storiche sul the arrivano sempre dalla Cina, ma risalgono al terzo secolo a.C., quando un famoso dottore le raccomanda in una sua ricetta come potente rimedio per rimanere svegli. Nel VII secolo d.C. che il the entra nella sua epoca d’oro, con la dinastia Tang non viene più considerato come un medicinale, ma comincia ad essere usato, dall’imperatore e dalla sua corte, come bevanda dissetante, è qui che la preparazione dell’infuso comincia ad acquisire le sue caratteristiche rituali. Quella del the diventa una vera e propria cerimonia, caratteristica che poi manterrà in parte anche presso le culture occidentali, basti pensare alla tradizione del the alle 5 per gli Inglesi. Dalla crescente popolarità del the cominciarono a nascere le prime coltivazioni intensive. La foglia, che in origine veniva messa in infusione ancora verde, cominciò poi ad essere essiccata per permettere il suo mantenimento durante i lunghi viaggi, sulla via della seta, verso l’Occidente. Furono i Ming nel 1368 d.C. ad inventare il nuovo processo d’essicazione trasformando le verdi foglie nella polvere scura che oggi tutti conosciamo. I primi Europei ad importare in grandi quantità il the dalla Cina furono sicuramente i Portoghesi e gli Olandesi, che agli inizi del XVII secolo mantenevano le loro flotte commerciali nel Mar della Cina. Fu grazie al matrimonio con la principessa portoghese Caterina di Braganza che Carlo II d’Inghilterra, nel 1662, venne a conoscenza della nuova bevanda che la principessa aveva portato come parte della sua dote. Il the incontrò subito il gusto del popolo britannico e ben presto divenne la bevanda più popolare d’Inghilterra. La Duchessa Anna di Bedfordlanciò, in seguito, la moda del the del pomeriggio accompagnato dai pasticcini e l’idea divenne parte della vita quotidiana degli Inglesi. La grande richiesta di the Cinese dall’Inghilterra portò i due paesi ad intrattenere sempre più larghi rapporti commerciali, ma la guerra dell’oppio che scoppiò successivamente portò ad un embargo delle esportazioni di the dalla Cina. Gli Inglesi cominciarono così a cercare un’alternativa scoprendo che la pianta attecchiva con successo anche nei territori nord-orientali dell’India. Nel 1823, la Compagnia delle Indie Orientali, inaugurò ufficialmente le prime piantagioni di the, nella regione dell’Assam. Il primo the Indiano avrebbe raggiunto l’Inghilterra 15 anni dopo. Il grande istinto commerciale degli Inglesi fiutò l’affare e ben presto in altre regioni dell’India furono sperimentate nuove coltivazioni, nacquero così le famose piantagioni del Darjeerling e del Kerala.




Le prime piantagioni sperimentali nel Sud dell’India nacquero sui Nilgiri nel 1832, solo nel 1878 viene individuata la regione chiamata Kanan Devan Hills, corrispondente all’odierna Munnar, come luogo ideale per la coltivazione del the. Oggi la maggior parte del territorio appartenente al distretto di Munnar, è occupato da piantagioni di the. Approssimativamente il 30% delle piantagioni sono proprietà della Tata Unlimited, una delle famiglie più influenti dell’India. Nel 2005, la Tata concesse parte dei propri terreni in uso ad alcune neonate cooperative di raccoglitori che cominciarono a produrre il loro the. Nelle piantagioni trova lavoro la quasi totalità della popolazione locale che si occupa del mantenimento, della raccolta delle piante e della successiva lavorazione. La pianta del the è costituita da un cespuglio alto circa 1/1,5 mt, che segue il profilo naturale del terreno, quando questo non è consentito per via di asperità e formazioni rocciose vengono costruite delle terrazze artificiali per ospitare le piante e permettere la raccolta. Le foglie vengono raccolte dalla cima del cespuglio e vengono tagliate con speciali tronchesi munite di un raccoglitore, ogni taglio deve tranciare due foglie assieme ad una gemma, la raccolta viene ripetuta ogni 7/10 giorni e quando il cespuglio raggiunge l’altezza massima consentita di 1,5 mt., viene potata a pochi centimetri dal suolo per ridarle vigore. I raccoglitori vengono trasportati nelle coltivazioni su carri trainati da trattori o da buoi. Stretti sentieri tra i cespugli permettono di muoversi per andare a tagliare tutte le piante. Si tratta di un lavoro durissimo: le piantagioni sono in salita, le piante graffiano in continuazione le gambe e alla loro base si annidano centinaia di sanguisughe. Un bravo raccoglitore può tagliare fino a 30 kg. di foglie al giorno, per produrre 1kg di the nero di buona qualità sono necessari almeno 4 kg. di foglie. Ogni pianta produce all’incirca 70 kg. di the già lavorato all’anno. Svariati tentativi di passare alla raccolta automatizzata sono andati falliti, ancora oggi l’esperienza e l’abilità selettiva dell’uomo non è stata rimpiazzata dalle macchine.



Masala the, un rito indiano

Dolce e piccante allo stesso tempo, racchiude la vera essenza dei sapori e dell’India, il suo profumo è inconfondibile e riempie l’aria fin dalla prima mattina. Non c’è Indiano che non lo apprezzi è l’occasione per sedersi fra amici a parlare del più e del meno sorseggiandolo con parsimonia per farlo durare il più a lungo possibile. Il masala the rappresenta uno dei momenti della vita sociale indiana, la sua preparazione è un vero e proprio rito scandito da movimenti precisi e sicuri che ogni giorno si ripetono nelle strade delle città e dei villaggi indiani.

Masala the, ingredienti: acqua latte zucchero pepe nero polvere di cardamomo ginger chiodi di garofano ed ora potete chiudere gli occhi ed immaginare di essere lì




20 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page