La Pedra do Inga è un monumento archeologico costituito da una roccia lunga 50 metri ed alta 3 con incisioni i cui significati sono ancora sconosciuti. In questa serie sono scolpite diverse figure, che suggeriscono la rappresentazione di animali, frutti, umani e costellazioni come Orione.
Il termine "itacoatiara" , con cui è conosciuta la pietra, deriva dalla lingua Tupi: ITA ( "pietra") e kûatiara ( "graffiato" o "dipingere"). Secondo la tradizione, quando gli Indios della regione furono interrogati dai primi coloni europei su ciò che significavano i segni sulla roccia, utilizzarono quel termine per riferirsi a loro. Il sito archeologico di Ingà dista 109 km da João Pessoa e 38 km da Campina Grande. Sul posto si trova un piccolo museo (non sempre aperto) con numerosi fossili e strumenti di pietra trovati nella zona. Sul significato e l'origine sei glifi sono state fatte varie teorie, da una supposta origine Fenicia, dovuta ad una apparente e supposta somiglianza con la scrittura dell'antico popolo mediterraneo ed al ritrovamento di altre iscrizioni rupestri che lasciano supporre una relazione con i Fenici, fino alla teoria di una somiglianza con il demotico dell'antico Egitto, per terminare con la classica teoria degli extraterrestri. Di sicuro ad oggi nessuno è riuscito a decifrare i simboli o a trovare una loro reale corrispondenza con altri reperti del genere, anche la datazione con il carbonio 14 è risultata inaffidabile perchè la pietra si trova nel letto del fiume Bacamarte che durante la stagione delle pioggie copre completamente il sito che viene ricoperto di limo e rende impossibile l'applicazione del carbonio. Oltre al pannello principale vi sono altri pannelli minori disseminati nel sito e incisi con tecniche e simbologia differenti.
Esiste un'ipotesi che dà ai petroglifi Ingá un'importanza eccezionale dal punto di vista archeoastronomico. Nel 1976, l'ingegnere spagnolo Francisco Pavia Alemany ha iniziato uno studio matematico del monumento archeologico, i primi risultati sono stati pubblicati nel 1986 dal Istituto Brasiliano di Archeologia (F. Alemany Pavia 1986).
Lo studio identifica Inga come il più straordinario calendario solare conosciuto La Safor Astronomical Association ha pubblicato nel 2005 una sintesi di questo lavoro nel suo bollettino ufficiale
Più tardi, F. Pavia ha proseguito con lo studio di Inga riscontrando la presenza di tante "stelle" che possono essere raggruppate per formare "costellazioni" .
Nel 2006, l'arqueoastrônomo ed egittologo José Lull ha pubblicato un libro intitolato "archeoastronomia DI TRABAJOS, Ejemplos Africa, America, Europa e Oceania," compendio di tredici articoli scritti da arqueoastrônomi prestigiosi. Tra questi elementi è incluso "El archaeoastronomico insieme di Inga", dove Inga viene considerata un monumento archeo-astronomico senza precedenti nel mondo.
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